domenica 27 aprile 2014

maddalena

quando la vedo è evidente nel suo sguardo l'attesa. un'attesa mantenuta a lungo, che impone un atteggiamento di continua allerta, non si sa mai che questa sia la volta buona.

mercoledì 16 aprile 2014

Pulizia energetica

Due delle più basilari e sicure tecniche di pulitura dell'aura sono la pettinatura del campo e l'apertura dei chakra.
Entrambi sono di derivazione sciamanica, ma hanno aspetti tecnici radicalmente diversi, che implicano anche capacità differenti da parte dell'operatore.
Mentre l'apertura dei chakra utilizza una procedura quasi automatica, la pettinatura richiede maggiori abilità e attenzione centrata su se stessi da parte di chi la effettua.
Aprendo i vortici, infatti, è necessario ricordare la modalità di battitura corretta e i numeri di giri simbolici da effettuare sulla porzione del chakra sulla pelle del paziente; è invece consigliato concludere sempre con l'apertura del quinto vortice magno, nonostante lo si sia eventualmente già aperto in precedenza.
Si può inoltre seguire una sequenza di apertura prestabilita e sempre identica a se stessa, oppure utilizzare la radioestesia per determinare i vortici più squilibrati e/o congesti. Il risultato, soprattutto con una sequenza di chakra prestabilita, è in pratica sempre eccellente; in caso di utilizzo della radioestesia, invece, il risultato è sotto condizione di non aver fatto errori nel sentire precedente all'azione di pulitura. 

La pettinatura è molto più complessa, ma impone soprattutto all'operatore la maggior presenza possibile.
La tecnica in sé è talmente semplice da risultare a primo acchito quasi nulla. Le mani si muovono libere nel campo del paziente, aggiustando, riparando o addirittura ricreando le correnti energetiche naturali dell'aura. È anche tutto molto bello, buono, persino poetico in apparenza. Non fosse per un particolare: chinecessita una PETTINATA al campo è come minimo scompensato. Quindi la mia scelta verte nell'enfatizzare quell'IN-APPARENZA. 
Le mani, se non le braccia dell'operatore, sono immerse nel campo altrui e si impregnano ogni volta degli squilibri in cui  s'imbattono, più o meno in modo importante, secondo la risonanza che si ha con ciò che si trova in quel campo.
Ma l'aspetto più nascosto e maggiormente sottovalutato è quel lasciar muovere le mani senza comando. Le mani sono solitamente comandate da volontà finalizzate a farci rapportare in modo voluto (… in-apparenza…?!?) con precise esperienze nell'arco di tutta la nostra vita. Pretendere che ad un nostro comando, che per di più dura la coscienza di un secondo ed è quasi sempre privo di consapevolezza di quali meccanismi energetico-mentali comporti liberare le braccia e le mani dal giogo delle abitudini, si effettui veramente questa liberazione del legame mente-arti superiori, è illusorio e come minimo irresponsabile nei confronti di chi si affida a noi.
Ci vuole molto esercizio e coraggio per poter ripercorrere e ricreare le corrette correnti energetiche nell'aura. Esercizio, in quanto bisogna allenare l'attenzione a focalizzarsi sulla porzione del campo da trattare, pur mantenendo la presenza anche in tutto l'essere del paziente e la volontà a mantenere quell'attenzione duplice costante nel tempo e per il tempo necessario; coraggio, perché quando siamo dentro ai sommovimenti critici, disarmonici, angoscianti, non dobbiamo fermarci, ma continuare a fare il nostro dovere.


lunedì 14 aprile 2014

Percezione in radioestesia

La radioestesia produce in un certo qual modo la percezione dei corpi delle cose, delle persone, di tutto ciò che esiste. 
Agli inizi è possibile anche una percezione quasi tattile, mentre si è alla ricerca dei confini dei campi energetici, delle forme delleemanazioni vitali degli esseri. I polpastrelli della mano che avanza nel campo delle cose, regredendo e poi riavanzzndo arriva anche nel tempo a sentire la differenza di vibrazione tra le emanazioni, la percezione quasi-tattile, leggerissima, delle differenze eteriche e dei dislivelli energetici.
Anche i traumi hanno la loro forma e consistenza nel campo in generale e possono attraversare e occupare diversi strati. Hanno un verso, di penetrazione o espulsione e ciò connota anche il contenuto racchiuso nella forma del trauma, tra loro risonanti. Entrare e uscire con la mano da questi traumi nei campi è fattibile da esseri naturali solo con la radioestesia. 
E il problema, l'ostacolo maggiore che ci si trova davanti fin dal primo momento, ancorché non riconosciuto, è la qualità della nostra percezione dell'interezza dell'essere che stiamo per "sentire".
Tanto più ci avviciniamo alla sua interezza, tanto più sentiremo la sua essenza originaria, e la percezione più precisa ed esatta della sua complessità stratificata. Mentre si stratifica nell'esperienza di vivere, utilizza lo yang per esprimere gli strati, e questo cambio di polarità nel divenire è proprio gio che riusciamo a sentire con la radioestesia.
Ma il problema essenziale rimane la capacità di percezione e considerazione nella coscienza del momento del sentire della miglior totalità complessa e allo stesso tempo semplicemente risonante dell'intero essere.
Non basta sentire tutto, è necessario mantenerlo, e per poterlo fare non è possibile apporre alcuna etichetta; per non apporre etichette è necessario sapere quando pe stiamo per applicare, in modo da interrompere ciò che sta avvenendo in modo automatico

E tutto ciò produce rispetto.

venerdì 4 aprile 2014

Marta

È tre giorni che soffre per quel dolore alla spalla, che s'irradia lungo il braccio destro e il collo.
Ho deciso che agisco solo su ordinazione, quindi aspetto e combatto in silenzio contro la fretta. 
Mi prega di toglierle quel dolore, le ha provate tutte, ma sta sempre peggio. 
Non può assumere farmaci, nemmeno tutti quei cibi che per gli altri non sono altro che un quotidiano ripetere di gesti.
Qualcosa scatta e mi ritrovo in piedi, sfida accettata. Perché è questo per me: una sfida; ma me ne accorgerò solo dopo un punto preciso, sul meridiano di cuore del suo braccio sinistro, controlaterale al dolore. E se accetto, allora mi voglio anche divertire. Mi dice che la fisioterapista non la può aiutare: è troppo infiammata. Prendi l'aulin! Ma non può…
Approfitto e le chiedo la mano destra. 
Con noi c'è anche sua cugina che la incita a fidarsi e rilassarsi.
Faccio aprire il palmo alla paziente e lo mostro alla cugina. Prendiamo il palmo ad esempio. Facciamo finta che qui c'è la testa. Tocco il punto, faccio una prova chinesiologica alla cugina e le sue dita stanno chiuse. Continuando, nel disegnare tutto il corpo sulla mano, sono entrambe incredule. E quindi ora che fai? La spalla era qui. Si. Ok sllora premo. Dolore.dolore.come se si stesse liberando un demone che voleva invece star tranquillo. Un dolore infastidito a diversi manifestare.
Continuo a lavorare sulla mia mappa nella sua mano. Io l'ho trovata. È mia, e gioco i punti che risuonano attivi: ne premi uno e si sveglia il successivo. Spalla, collo, scapole… tutto nella mano. Ad ogni punto il suo dito, e la parte del leone la fa l'anulare.
Il dolore decide che è meglio spostarsi e si prende una piccola pausa dalla resistenza alle mie indicazioni date alla mappa sulla mano con le dita.
Inizio a usare punti sulle braccia, delimitò il territorio di gioco. Oltre non vai. Ti devi ridimensionare. Ma mi imbatto in un punto di cuore. Lo premo e la mia paziente torna ad apparirmi un essere umano. Unico. Il suo corpo e il suo campo. Finora il suo campo era un turbinio di vortici che la nascondevano. Erano frenetici e apparentemente casuali.
Mi guarda e mi chiede se so che le sto facendo un dolore impossibile da sopportare, e che sta per piangere.
Piangi pure. Ti do un fazzoletto: questo punto da solo ha fatto molto. cambia quasi subito il suo umore, la voce è più calda,il ritmo è calato, non più frenetico. ora c'è anche lei e il dolore ha perso la sua importanza.
mi fermo un poco. le chiedo un minuto per verificare come si sedimentano le spinte che ho dato ai punti.
respira bene, e solo ora mi accorgo che i punti e le tecniche scelte fin qui per trattare gli tsubo, tra cui anche il qui-shu per ren-mai e du-mai, sono tutti dettati dall'urgenza di risolvere una situazione intollerabile.
ora sento chiaro il suo campo, e mi accorgo che di lavoro ce n'è a volontà. spazzolo il suo campo, lasciando che sia il mio a farmi capire quando le sue lacerazioni si chiudono e non creano più dissonanze in lei.
le pulisco il quinto chakra  e i vortici delle mani con la tecnica di Vinardi ed è come aver avviato un motore.
ha tanto freddo e mi ringrazia per averle tolto quel dolore.
ma forse dovrei ringraziare io per aver ricevuto una curiosa possibilità di aver messo alla prova la mia tolleranza, che fino alla fine del trattamento è un groviglio tutto attorno alla mia gola. e vinardi ti aiuta sempre in questi casi..

lunedì 31 marzo 2014

bianca

è anziana, arriva circa ai 70 anni e percorre il vialetto curvo per arrivare in studio a fatica, stanca ad ogni passo di doverne fare uno ulteriore.
ho fatto con lei diversi trattamenti, almeno una decina. bianca rappresenta uno di quei casi che ogni terapeuta prima o poi deve affrontare: il caso sociale, il valore gratuito dell'occuparsi delle necessità altrui.
non voglio niente da lei, ma bianca insiste, qualcosa le devo, è giusto che io abbia qualcosa in cambio. ma anche questo movimento dello spirito non è fin dal primo incontro: lei stava molto male, aveva dolori ovunque in quel corpo minuto e maltrattato da una vita di sacrifici e dall'età. il suo pensare era rivolto a cercare di trovare un una soluzione a quei dolori che non la facevano riposare mai, che la tormentavano. ma un'altra spinta la faceva cercare ininterrottamente una soluzione: la speranza di poter vivere serenamente quanto le restava, che tutto il suo modo di vivere non aveva fondamenta di paglia, ma che qualcuno le confermasse che ciò in cui credeva esser giusto era giusto davvero. ma lo voleva dall'esterno, da qualcuno al di fuori della sua famiglia e della sua cerchia di conoscenze. e pagarmi non era certo nelle sue priorità di pensiero, e non era certo la sua preoccupazione principale.
arriva da me un anno fa circa stanca e appena zoppicante, un'andatura incerta, timorosa di sentire il solito dolore ad ogni passo. mi chiama dottore e mi dà del lei, pretendendo da me il TU. questa è in un solo concetto la mia paziente, tanto paziente da sopportare quel dolore che a tratti l'assale ancora, anche se non così forte, solo per imparare insieme a me qualcosa che non appartiene a nessuno dei due. 
Ho provato con lei molte tecniche di riequilibrio dell'energia, aiutato dalla radioestesia nel cercare la migliore in ogni momento di cura.
La risposta è sempre stata la stessa, con poche varianti nell'arco delle stagioni: sto ben due o tre giorni, e poi torno pian piano a stare come prima. 
bianca però è caparbia, come molte delle donne del sud Italia, e non molla. cerca anzi di trovare delle differenze nel suo soffrire, degli stati di dolore diversi tra loro, che possano dare un poco di sollievo in più a lei, e nuove informazioni a me.
man mano che continuiamo nella nostra ricerca, è affiorata alla presenza di bianca la convinzione che per quello che faccio devo esser pagato. io non voglio, deciso a concludere il mio lavoro senza prendere alcunché. ma è caparbia e non vuole sentire ragioni diverse da quelle che crede siano quelle della giustizia del cuore, del suo almeno...
sono arrivati così regali, erbe del suo giardino, conserve fatte da lei, e tutto ciò che lei crede che possa piacermi o anche solo stuzzicare la mia curiosità.
oggi le ho fatto un trattamento diverso dai precedenti: qualcosa, nell'attenderla, mi ha suggerito che forse per qualche volta dovrei curare con più attenzione lo stato di benessere del suo campo, dare più importanza e precedenza ad esso, piuttosto che quello del solo suo corpo fisico.
e così ho fatto. trovate ferite e buchi nel campo con la radioestesia, ho utilizzato tecniche "sciamaniche" di ricucitura, tessitura e pettinatura del campo.  bianca per la prima volta è riuscita a dormire e rilassarsi profondamente.
il terapeuta che usa il test radioestesico ad ogni fase del trattamento, non dovrebbe scappare l'informazione di come si congestionano le proprie mani durante questo tipo di lavoro: il bioplasma delle mie mani era completamente congestionato, ogni volta che ritessevo e pettinavo la sua aura, soprattutto lo strato vicino al corpo fisico. mi sono pulito le mani e le braccia in continuazione, dopo ogni intervento, anche se minimo.
ho uno spray apposta, e oggi l'ho sperimentato per bene.
bianca alla fine aveva il corpo e il campo che risuonavano con un'onda basale di 8000 bovis, e ciò mi bastava. 
il suo pagamento è stato, questa volta, non so cos'ho addosso, ma mi sento più viva.
grazie.
grazie a te.